Contenuti » La Grande Guerra: propaganda e memoria nelle "due guerre" degli italiani (Fondazione Civiltà Bresciana) » Il lungo dopoguerra e la memoria combattuta (autunno 1918 - estate 1940)

Doc. 01: Il nemico, unico capro espiatorio di quanto accaduto (da G. Serena, Sulla fossa del carnevale, «Brescia. Rivista mensile illustrata», anno 3° (1930), n. 3, pp. 23-26)

Nei trattati di pace a Versailles i vincitori, in modo ipocrita e unilaterale, imposero ai vinti l'esclusiva responsabilità politica, morale e storica della guerra. L'Italia, per quanto umiliata dai medesimi trattati e angustiata dalla cattiva coscienza della discesa in campo a sangue freddo, non fece eccezione. A Brescia un evento popolare come il carnevale, ne diede riprova. Il pittore Vittorio Trainini plasmò un fantoccio da ardere riproducente il vinto kaiser Guglielmo d'Hoenzollern, nella cui testa pose dei fuochi d'artificio, che sarebbero partiti quando le fiamme li avrebbero lambiti. Un rogo catartico che avrebbe dovuto portare con sé, nelle spire di fumo, il senso d'una teoria di sofferenze inenarrabili.


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