Domenico Viotto (Quinto di Vicenza, 3 aprile 1887 - Milano 15 novembre 1976), falegname, avvicinatosi giovanissimo al Psi, svolge attività politica a Vicenza, Messina, Brescia e San Marino. È eletto deputato nel 1921, mentre nel 1924 entra a far parte del consiglio direttivo della Confederazione Generale del Lavoro e della direzione nazionale del PSI. Membro del Comitato di azione sindacale ed ispettore per l'alta Italia del Partito socialista svolge un'intensa attività organizzativa.
Durante il fascismo viene assegnato al confino e condannato dal Tribunale Speciale. Alla fine del 1943 si rifugia in Svizzera, dove mantiene contatti con i profughi politici italiani. Nel 1947 partecipa alla scissione di Palazzo Barberini e per qualche tempo ricopre la carica di segretario della Federazione milanese del Psdi. In seguito rientra nel Partito Socialista Italiano.
Il fondo, versato da Gianfranco Porta, è raccolto in una busta e consta di manoscritti, appunti, lettere, fotografie, ritagli di giornali; sono conservate trascrizioni di registrazioni, le diverse stesure delle memorie, relazioni e testimonianze varie. Il fondo comprende inoltre schemi e proposte sull'organizzazione dello Psiup milanese, dell'Unione Comunale milanese e dei consigli di gestione negli anni della Ricostruzione. La documentazione personale è integrata dai materiali provenienti dai fascicoli del Casellario Politico Centrale e della Sezione Confino dell'Archivio Centrale dello Stato, dalle carte processuali conservate in originale presso l'Archivio di Stato di Brescia e da testimonianze su Viotto di diversi militanti operai.